Inps – Uno strano Paese il nostro dove uno strumento di sussidio, impropriamente chiamato “reddito”, che non ha sostanzialmente funzionato per quello che era uno dei suoi principali obiettivi, creare occupazione, viene riproposto e rinforzato, mentre, quasi in contemporanea, l’Inps restringe l’applicazione di un sacrosanto assegno mensile in favore degli invalidi.
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L’Inps se la prende con i più deboli
25 OTT – Gentile Direttore,
le persone con grave disagio mentale con una invalidità tra il 74% e il 99%, di età compresa tra i 18 e i 67 anni, insieme a tutte le altre con diverse disabilità, dal 14 ottobre 2021 per continuare ad avere diritto all’assegno economico, non possono più svolgere nessuna attività lavorativa retribuita, con un grave vulnus per i percorsi di inclusione sociale.
È quanto risulta dalla lettura del recente Messaggio n. 3495 dell’INPS del 14/10/2021 nel quale sulla base di diverse pronunce della Corte di Cassazione si afferma che lo svolgimento dell’attività lavorativa, a prescindere dalla misura del reddito ricavato, preclude il diritto al beneficio all’assegno per invalidi civili parziali (287,09 euro al mese per 13 mensilità), prima consentito con l’iscrizione alle liste del collocamento mirato.
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Assegni di invalidità civile parziale: qualcosa si sta muovendo
Dalle rassicurazioni alla Federazione FISH da parte del Presidente dell’INPS, alle prese di posizione provenienti dal mondo istituzionale e da quello sindacale, qualcosa si sta effettivamente muovendo, per superare quella che da più parti è vista come una grave ingiustizia normativa, relativa al Messaggio dell’INPS, secondo cui, per avere diritto all’assegno per invalidi civili parziali (287,09 euro al mese!), non vi deve essere alcuna attività lavorativa, neanche minima. «Una situazione inaccettabile», l’ha definita ad esempio Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia e alle Finanze
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