Il farmaco sperimentale etelcalcetide (Parsabiv) è in grado di ridurre i livelli di ormone paratiroideo in pazienti con iperparatiroidismo secondario e malattia renale cronica.
È il risultato principale di tre studi di Fase III pubblicati sul Journal of American Medical Association.
L’iperparatiroidismo secondario è una delle complicanze più frequenti della malattia renale cronica. È caratterizzato da una produzione aumentata ormone paratiroideo che può produrre nel lungo termine serie conseguenze sulle ossa e sull’apparato cardiovascolare.
«L’iperparatiroidismo secondario è spesso una condizione progressiva nei pazienti con malattia renale cronica avanzata, compresi quelli con insufficienza renale. Nonostante l’uso di chelanti del fosfato, calcitriolo o analoghi della vitamina D attiva, la gestione dell’iperparatiroidismo secondario è stata relativamente insufficiente in una percentuale significativa di pazienti», ha dichiarato uno degli autori dello studio, Glenn M. Chertow, direttore della Divisione di Nefrologia presso la Stanford University School of Medicine. «Il trattamento endovenoso con etelcalcetide potrebbe dare agli operatori sanitari un maggiore controllo sulla somministrazione del calciomimetico, e fornire ai pazienti in emodialisi con iperparatiroidismo secondario un’opzione terapeutica aggiuntiva, riducendo l’ormone paratiroideo e migliorando gli altri importanti parametri di laboratorio».
Gli studi hanno valutato etelcalcetide in più di 1.700 adulti con iperparatiroidismo secondario in emodialisi.
In due di essi, il farmaco è stato confrontato con placebo dimostrano di ridurre i livelli di ormone paratiroideo di oltre il 30 per cento nel 74,7 per cento dei pazienti (rispetto all’8,9% del gruppo placebo).
Un terzo studio ha confrontato etelcalcetide con cinacalcet orale: nel confronto testa a testa il nuovo farmaco ha dimostrato la non inferiorità rispetto al concorrente nella percentuale di pazienti che ha ottenuto una riduzione del 30% o maggiore dell’ormone paratiroideo; si è però dimostrato superiore negli endpoint secondari di percentuale di pazienti con una riduzione maggiore del 30% e del 50% dell’ormone paratiroideo.
fonte healtdesk